Giornalisti americani a S. Maria: "il sogno della Grande Israele" nei Murales
Arriva da Washington, New York, Los Angeles e dall’Università di Yale il gruppo di giornalisti e studiosi che, nella mattinata del 27 ottobre, accompagnati dal professor Fabrizio Lelli, associato di lingua e cultura ebraica presso l’Università del Salento e dalla professoressa Marcella Simoni, docente di storia dell’ebraismo all’università Ca’ Foscari di Venezia, hanno visitato il Museo della Memoria e dell’Accoglienza di Santa Maria al Bagno. I quattro giornalisti, accolti al Museo dal vicesindaco Carlo Falangone, sono stati selezionati dalla Primo Levi Foundation di New York che, col patrocinio delle Regioni Marche e Puglia nonché dell’Enit (Agenzia nazionale del turismo), ha finanziato il tour nei luoghi dell’ebraismo pugliese e marchigiano. Scrivono per il Jewish Journal of greater Los Angels, l’Hadassah Magazine, il Tablet Magazine e una di loro è freelance e consulente d’arte per vari musei di Washington: dopo l’esperienza in Italia, trarranno articoli ed approfondimenti per le rispettive testate. Nonostante la loro grande esperienza, sono stati profondamente colpiti dalla visita al Museo e dalla storia che esso custodisce. Armati di taccuino e penna, hanno preso appunti, ascoltato con interesse l’intervento del professor Lelli e le delucidazioni del personale del museo e soprattutto rivolto molte domande. A rispondere c’era anche Vittorio Perrone, definito nell’occasione dal professor Lelli “living memory” che, accanto alle testimonianze fotografiche e a quelle pittoriche dei murales realizzati dal profugo ebreo rumeno Zvi Miller, ha entusiasmato gli ospiti stranieri con il racconto del suo quotidiano contatto, tra il 1943 ed il 1947, con i profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah. La testimonianza di Vittorio è stata preziosa perché ha fornito agli americani informazioni inedite, a volte curiosi aneddoti, sulla vita reale nel campo profughi di Santa Maria al Bagno e la storia della sua straordinaria e pluridecennale amicizia con il profugo ebreo di Sarajevo Jakob Ehrlich. La visita è proseguita poi con una passeggiata nella zona delle Cenate su cui affacciano i luoghi della memoria: da villa Del Prete sede dell’Hospital camp, a villa Personé sede della municipalità ebraica, fino a villa vescovile sede d’incontri politici. A colpire i giornalisti, del resto, è stata proprio la scoperta della vita quotidiana nel campo, attraverso i luoghi e le testimonianze, oltre all’imponenza dei murales, che essi stessi hanno definito “il sogno della Grande Israele” dipinto per mano di Miller.
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